Donne vesuviane

Inserito da: · Maggio 24, 2013

Documenti relativi alle donne torresi del ‘900

Di Marisa Betrò

… Mio nonno non lavorava, non gli piaceva, lavorava la nonna, però era lui che teneva tutto il maneggio in mano. Se la nonna aveva bisogno gli
diceva: ”Dammi qualcosa di soldi, che io devo scendere, devo comprare qualcosa” e lui diceva: ”Eh, cerchi sempre soldi!”. Mia nonna andava an-
che a lavare i panni alle signore, lavorava dalla mattina alla sera…

Donne Vesuviane del ‘900 – Marisa Betrò – vesuvioweb 2013

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Discussione9 Comments

  1. Silvio Falato ha detto:

    E’ un’epopea meritata di un membro eroico di una società che si arrovella in tante miserie e difficoltà. Riesce comunque non solo a sopravvivere, ma a conservare a testa alta quel ruolo di responsabilità che ha ereditato(anche se non lo sa)dall’etnia tirrenica o etrusca a carattere prevalentemente matriarcale. Agisce, anche in questa età moderna, all’ombra del patriarcato, così come per secoli aveva fatto la sua progenitrice, la matrona romana. Congratulazioni e “Ad majora!”

    • marisa ha detto:

      Ringrazio Silvio, sempre lettore attento, per l’interessante commento. Ho raccolto con grande rispetto e solidarietà il racconto della signora Anna, che ha provato una grande soddisfazione quando ha saputo che la sua testimonianza di vita era stata letta e studiata nei seminari che ho tenuto sull’argomento in alcuni Istituti superiori della nostra città. In quella scuola che a lei, pur così intelligente, è stata negata.

  2. Giovanni ha detto:

    Il racconto mi riporta alla mia esperienza in campagna, anche se trattasi, nel mio caso, di campagna in pianura, della cosiddetta “parula” (palude> padula>parula) cioè terreno molto ricco di acqua, e quindi molto fertile. Ma ugualmente il lavoro maggiore era sulle spalle delle donne che, oltre alla campagna, dovevano curare la casa, i figli (allora il numero di gravidanze era molto elevato, con molti figli (e anche diversi aborti o lattanti morti in tenera età). Tra i lavori delle donne, oltre alla “acconciaossa”, la “fattucchiara” ( toglieva il “malocchio”, toglieva e faceva le “fatture”, toglieva il giallo=ittero> “nzularchìa”), la “vammana”; c’era la donna che faceva la parrucchiera a domicilio> “capera”, la donna che andava con una mucca per le masserie a distribuire il latte munto al momento. Il racconto è importante perché racconta la vita che conducevano le donne in campagna. Complimenti e grazie.

  3. maria ha detto:

    complimenti per il texto:che se ne puó aggiungere……il tutto é detto.
    Matriarcato-Macchilismo***ambedue dolorano***

    cordiale saluto

  4. giannirusso ha detto:

    mia nonna si chiama Ngiulina a cazettara era natia di Portici e sposò in seconde nozze mio nonno Giovanni Russo come me,lui però era pescatore e aiutava con i suoi umili lavoretti di rammendo dei calzini o delle mutande (si mutande che si rammendavano)o di altro per aiutare mio nonno a tirare su i 4 figli:Michelina,Cristofaro,Geppina e Ntunetta.Era nu mezzone e femmina corta cu na voce particolare.A tempo di guerra fra il 1925 e il 1945 e sino alla 1955 si faveva a famma chella cosa che manca oggi per far capire all’attuale umanità che cosa è la vita.

    • marisa ha detto:

      Grazie per l’attenzione e per il ricordo di nonna Ngiulina a cazettara. Sarebbe molto bello per me poter aggiungere altri ritratti di donne vesuviane, se solo avessi qualche notizia in più.

  5. giannirusso ha detto:

    una forte è stata Ngiulinella a putacara in Largo Bandito sposata Frulio era la titolare di un forno a legna e di una salumeria proprio a Largo Bandito dove ha rappresentato una epoca dal 1950 al 1980.Si vendeva di tutto era una donna prosperosa,oggi le chiamano chiattone,ma di una simpatia e di un sorriso unico e accattivante.Teneva tutte le famiglie sotto a essa in quanto la parola d’ordine era Ngiulinella io piglio pasta,caffè zucchero pane e murtadella e tu….segna e Ngiulinella segnava sempre. Quanti debiti quante storie di famiglie di giù a mare e Ngiulinella era la regina.Con Ngiulinella è stato giovane panettiere mio padre Russo Cristoforo che tanto ha fatto parlare di sé Torre del Greco per il suo pane e per le attuali pizzerie da Cristoforo.Ngiulinella si metteva i soldi dint né zizze e quante e pigliava erano dei veri gruzzoli era una grande commerciante.L’ultima volta che ho visto Ngiulinella presso l’abitazione della figlia Ninina attorno 1l 1980-1990 prima che lasciasse questo palcoscenico sono rimasto vittima di una delle sue.Dicevo,ero lì per salutare i nipoti Franco e altri a casa di Ninina quando Lei mi prese per mano e mi portò nel Salone dove c’era uno dei quei angoli bar e volle per forza che io consumassi qualcosa.Nel servirmi sottovoce per non farsi sentire,ormai vecchia,mi sussurrò:”Giovà io quann serv areta a stu bar è comme se stesse areta ù bancone d’à puteca mia”….Lì per lì sorrisi ora che ci rifletto la immagino in paradiso a servire qualcuno….Grazie Ngiulinella

    • marisa ha detto:

      Un bel ricordo, davvero bello. Lo lascio sedimentare, magari ne viene fuori qualcosa…
      Il mitico pane di Cristoforo, il pane “firmato”, buonissimo. Quando abitavo (ed insegnavo) a Sant’Antonio, lo trovavo in una vecchia bottega di generi diversi: salumeria, frutta e verdura, qualche detersivo. La signora che la gestiva da sempre era, diciamo, disinvolta per quanto riguarda l’igiene: prendeva il pane a mani nude, magari dopo aver pesato le patate o i friarielli o dato il resto. In altre circostanze, mi sarei guardata bene dal comprarlo, ma era troppo buono; allora tornavo a casa e lo mettevo in forno.
      Sì, penso proprio che dovrei aggiungere le putecare alle mie donne vesuviane.
      Un cordiale saluto

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