Florian Grospietsch e la Terra del Vesuvio

di Vesuvioweb

Florian Grospietsch (1789 a Protzan, vicino a Frankenstein nella Bassa Slesia; † dopo il 1833)

A cura di

Aniello Langella

Pittore ed incisore si ispirò al paesaggio italiano, durante un suo viaggio a Roma. Seppe apprezzare la bellezza del paesaggio della campagna, ma anche dei monumenti che riempivano la capitale. In particolare in molte sue opere arricchì la descrizione pittorica con i personaggi che all’epoca animavano la scena, cogliendo di essi, anche i particolari nell’abbigliamento. Fine incisore, trasferì la propria arte nella litografia che gli consentì di dare diffusione maggiore alle sue opere.

Grospietsch era autodidatta. Dopo un soggiorno a Praga, dove conobbe il pittore storico e scrittore August Kopisch, nel 1820 si recò in Italia e lì studiò la natura per otto anni. A Roma e Napoli divenne paesaggista, incisore e litografo. I suoi quadri potevano essere visti all’Accademia di Berlino già nel 1822 e successivamente a Berlino, dove si stabilì nel 1830. Oggi i suoi quadri sono esposti, tra gli altri, al Cleveland Museum of Art e alla Neue Pinakothek di Monaco.

Una tela dai toni cupi, che ritrae l’inconfondibile sagoma dell’isola di Capri, vista dalla costa vesuviana. Il mare agitato e le acque mosse della riva, assumono il particolare colore, mentre in lontananza sull’isola si abbatte la pioggia in uno scenario temporalesco. Una minuscola barca tenta di guadagnare la riva. Verismo pittorico.

Lo scenario del golfo di Napoli, che si apre dal colle dei Ponti Rossi. L’artista è meticoloso, precisissimo nel tratto e non risparmia così, di ritrarre l’asino a sinistra che riposa in una natura e paesaggio agreste, dove i particolari della vegetazione sfiorano il manuale di botanica. Il Vesuvio a sinistra con l’iconico pennacchio che sovrasta il Somma che sfuma nella piana vesuviana. Sullo sfondo il Monte Faìto e la costiera. In basso la Napoli del suo versante orientale

 

Napoli in una stampa bellissima. Una contadina ritorna sui suoi passi attraversando la pineta. In basso si stende Chiaia e la sua riviera che si chiude nel Castel dell’Ovo. Sulla sinistra la collina del Chiatamone. Molto curata l’immagine dell’orografia del Vesuvio e del Somma.

La stampa riproduce il paesaggio della terra vesuviana da Castellammare di Stabia, nei pressi di un podere, animato dalla presenza di contadini, tra la pineta e gli arbusti della macchia mediterranea. In basso lo scoglio di Rovigliano.

L’artista si trova nei pressi di Amalfi e vuole visitare il convento dei Francescani, al quale si ascende dopo una lunga scala in pietra. L’atmosfera anche qui è bucolica, l’architettura del complesso è dettagliatissima con la terrazza degli agrumi sul lato estremo orientale.

Visita la Valle dei Mulini, nell’omonima gola e ritrae un paesaggio secondario, ma dalle infinite suggestioni. Anche in questa litografia il disegno della flora è accuratissimo.

Florian Grospietsch, con queste sue straordinarie vedute, non prive di un realismo accurato, ci vuole dar testimonianza, del suo viaggio “completo” nella terra del Vesuvio. Egli ha saputo dell’isola di Capri e di questa ha sentito parlare come tappa fondamentale del Grand Tour. Discende da Capri, seguendo la strada che conduce ad Anacapri e raggiunge il punto d’osservazione con non poche difficoltà a Marina Corta, per dipingere, per prendere appunti. Qui in primo piano è la scogliera con i resti di un’abitazione. Di fronte il Monte Solaro e sullo sfondo la sagoma dei Faraglioni. Nei due personaggi che “dialogano” sulla scogliera, forse lo stesso autore che mostra al pescatore il sorprendente, selvaggio, paesaggio marino.

 

Si trova ad Ischia, altra tappa fondamentale, che non poteva mancare nel taccuino del viaggio del Grand Tour e qui ritrae uno dei luoghi più celebri dell’isola: il Castello Aragonese, che occupa il centro della splendida veduta. Il paesaggio agreste, con il gregge di capre e l’ulivo secolare. Le case rurali in lontananza, e sullo sfondo il Faìto, con punta Campanella e Capri.

Non gli sfugge la suggestione della grotta di Matermania, alla quale nessuno può sottrarsi.

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