Umberto Vitiello – Via Nuova Trecase

Inserito da: · Gennaio 18, 2012

Una strada diritta verso il Vesuvio in cui sono sedimentati ricordi dell’infanzia e dell’adolescenza, barlumi impalpabili che riaffiorati a più riprese ed esaminati con cura mi riportano frammenti di storie di quel microcosmo così particolare ch’era allora la contrada Leopardi, ben diversa dagli altri agglomerati abitativi della zona. Sorti alle falde del vulcano grazie e intorno al primo casolare d’una famiglia di contadini, oggi detti coltivatori diretti, – gli Ascione, i Borriello, gli Orassi, i Panariello e altri, di cui mi sfugge il nome – questi minuscoli agglomerati s’ingrandivano molto lentamente nel tempo e si presentavano come piccoli borghi di architettura spontanea, omogenea e funzionale, alcuni ornati d’una piccola cappella barocca di buona fattura.

 

Umberto Vitiello – Via Nuova Trecase – vesuvioweb

 

La contrada Leopardi, attraversata trasversalmente dalla Via Nuova Trecase innestata ad angolo retto alla Via Nazionale, era nata con altri intenti e s’era ingrandita ben più velocemente. La sua architettura rifletteva in modo fin troppo vistoso la disomogeneità dei suoi abitanti, di provenienza territoriale, attività di lavoro e ceti sociali diversissimi: contadini, operai, cavatori, bottegai, baristi, vinai, un tabaccaio, un bottaio, alcuni ferrovieri, il capostazione, tre o quattro capimastri, due o tre imprenditori edili, alcuni proprietari di cave di pietra, il proprietario e gestore del pastificio, un medico generico, un ginecologo e un paio di levatrici, “-’e mammane”, un italo-americano sempre chiuso nella sua villa, una graziosa miniatura della Casa Bianca, il tenutario d’un alloggio con osteria e stallaggio, un fabbro e un maniscalco, un sellaio venditore di finimenti per cavalli col suo laboratorio d’un artigianato già in via d’estinzione, don Liborio ’o “riggiularo”, piccolo produttore di mattonelle da pavimenti, Alfonso ’o cocchiere, Ciro “-’o ciclista” riparatore e venditore di biciclette, ma all’occorrenza anche noleggiatore di auto ed autista, due o tre ciabattini, un paio di falegnami e di sarti, tre o quattro sartine e una ricamatrice, un anziano contabile che sbrigava pratiche e faccende burocratiche detto ’a Macchiulella.

Questo articolo si trova in: 00 In Rilievo, Umberto Vitiello

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